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Le caldaie più ecologiche sono certamente quelle a biomassa e il loro combustibile costa di meno rispetto alle altre tipologie di caldaia, ma sarà davvero la caldaia più conveniente per un condominio?

Scegliere la caldaia più conveniente: quali fattori considerare

Nella gestione del delicato tema del riscaldamento condominiale centralizzato l’obiettivo rimane sempre uno: il risparmio.
Abbiamo già visto in questo articolo come l’amministratore e il condòmino possano contribuire al risparmio sul riscaldamento con la giusta applicazione delle norme da una parte, e con i comportamenti virtuosi dall’altra.

Ma un’altra scelta fondamentale sta nella tipologia di caldaia da installare all’interno del condominio.
Per scegliere la caldaia più consona alle nostre esigenze e che ci consenta un maggiore margine di risparmio bisogna considerare alcuni fattori come ad esempio:

  • ubicazione del condominio;
  • costo dell’impianto
  • costo e reperibilità del combustibile;
  • stoccaggio della materia prima
  • spese di gestione e manutenzione

Caldaia a biomassa: i vantaggi

Le caldaie a biomassa hanno molti vantaggi, il principale è quello di produrre l’energia utile per il riscaldamento attraverso la combustione di diversi materiali di scarto biodegradabili, come ad esempio legna, pellet o anche resti di potatura.
Il pellet e la legna sono meno costosi del metano e del GPL e inoltre è sicuramente la caldaia più “green” visto che il CO2 prodotto dalla combustione risulta parte del ciclo naturale di una pianta. Infine si possono ottenere grandi risparmi di energia visto l’ alto “potere calorifero” e il rendimento che sfiora il 94% contro poco più dell’80% rispetto a un combustibile fossile.

Sembrerebbe la soluzione perfetta: ecologica, conveniente, funzionale… ma è davvero così?

Caldaia a biomassa: gli svantaggi

In realtà una caldaia a biomassa ha diverse necessità gestionali che la rendono il sistema di riscaldamento centralizzato meno adatto ai condomini di Roma.
Un primo limite si trova nella materia prima. Il pellet e la legna sono combustibili meno costosi ma necessitano di grandi vani di stoccaggio che non sempre sono presenti nei condomini. Un altro limite si ha nella manutenzione di queste caldaie. Per consentire un efficiente funzionamento della caldaia infatti sarà necessario periodicamente caricare il pellet, levare la cenere, pulire il bruciatore, lo scambiatore, il vano raccogli cenere e i tubi.
Chi si occuperà di tutte queste mansioni?
Potrebbe farlo una persona addetta oppure mediante l’adozione di silos di stoccaggio e un sistema di pulizia automatica. In tutti e due i casi però ci sarebbe una spesa alla quale far fronte e quindi addio all’ipotetico risparmio.
Per non parlare poi dell’elevato investimento iniziale. La spesa per una moderna caldaia a biomassa per una abitazione medio/grande, compreso il montaggio, si aggira intorno ai cinquemila euro. Figuriamoci quella per un condominio!

Caldaia a condensazione ecologica

Da qualche anno a questa parte alcuni costruttori delle tradizionali caldaie a gas hanno migliorato, grazie alla tecnologia e alla ricerca, le prestazioni del bruciatore in termini di controllo della combustione, riducendo le emissioni inquinanti. Sono le cosiddette caldaie a condensazione, che sono soluzioni valide anche nell’ambito del risparmio energetico perché in grado di raggiungere una classe energetica A+.
Attenzione però, perché si definisce “ecologica”, ai sensi di quanto richiesto dal DPR 551/99, solo una caldaia a gas che rientra nella “classe 5” di emissione di NOx (ovvero con emissioni pari o inferiori a 70 mg/kWh).

Parlando del combustibile poi, Il metano arriva direttamente all’interno del condominio tramite le tubature, senza la necessità di vani di stoccaggio. Nelle zone non “metanizzate” è comunque possibile utilizzare il GPL, anch’esso più facile da stoccare del pellet.

La caldaia a condensazione “ecologica” è senza dubbio la soluzione più pratica per l’utente finale e anche la più conveniente.

Installazione di una caldaia a condensazione ecologica

La legge non prevede l’obbligo di sostituire la vecchia caldaia ma dal 26 settembre 2015, come prevede la direttiva europea 2005/32/CE, non è più consentito immettere sul mercato caldaie che non siano a condensazione. L’unica “deroga” concessa ai costruttori riguarda un tipo di caldaia detta “a camera aperta”, necessaria nei casi in cui non sia possibile sostituire il vecchio impianto.

Per installare una nuova caldaia c’è bisogno dell’approvazione dell’assemblea, tranne nei casi in cui questo intervento sia urgente: in questo caso l’amministratore agisce in maniera indipendente, informando i condòmini. In tutti gli altri casi, per l’installazione della caldaia (che rientra nella manutenzione straordinaria) occorre raggiungere il quorum previsto dall’articolo 1136, comma 2, del Codice civile, vale a dire un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio. Il costo dell’opera, invece, va ripartito fra tutti i condòmini proprietari, come prevede l’articolo 1123, comma 1, del Codice civile, secondo cui «le spese necessarie per la conservazione e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazione dei servizi nell’interesse comune e per le innovazioni deliberate dalla maggioranza sono sostenute dai condomini in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascuno, salvo diversa convenzione» (Tribunale di Roma, 652/2016).